giovedì 6 dicembre 2007

Across The Universe


Ogni cosa che utilizzi una canzone dei Beatles o di Fabrizio De André ottiene da me, a priori, una valutazione superiore a quella che meriterebbe. Ricordo una puntata di DO RE CIAK GULP di qualche hanno fa in cui Mollica come al solito parlava bene di CHIUNQUE e poi presentava un tale (sconosciuto e tale rimasto) millantandolo come il cantautore delle prossime generazioni. Il bellimbusto ebbe la decenza di utilizzare i 25 secondi a lui concessi suonando un pezzo di "Fiume Sand Creek" invece di una delle sue immortali composizioni. La scelta della canzone mi fece ipso facto cambiare la mia idea su di lui da "è un cretino raccomandato" a "è un cretino raccomandato ma almeno ha gusto".
Tutto questo per dire che se sono uscito dal cinema, dopo aver visto "Across the Universe", che contiene ed è costruito su 33 canzoni dei Beatles pensando "Madonna che film squallido", devo aver visto un film davvero brutto.
Si salvano numero 2 invenzioni (le fragole inchiodate e la visita di leva). Il resto non solo è kitsch, è ammico finto figo a ragazzi di 15 anni che hanno appena scoperto che sono esistiti gli anni '60: ecco dunque lo pseudo Jimi Hendrix, la pseudo Janis Joplin, lo pseudo Rooftop Concert. Inoltre: durante la pausa grottagliese ho letto Hearts in Atlantis di Stephen King, che non è De Lillo, ok, ma sul vietnam e sugli anni '60 dice cose immensamente più profonde: non ho potuto fare a meno di confrontare questi due prodotti della cultura popolare, e Across the Universe fa una figuraccia. Insomma, secondo la definizione di Olivia: è il passo successivo a High School Musical.
Infine: sono convinto che un essere umano in buona salute possa sopportare una dose ben definita di romanticismo (diciamo quello contenuto nei primi 3 minuti di Love Story): Across the Universe supera abbondantemente tale soglia.

(e io che speravo che la protagonista femminile morisse in una carica della polizia!)

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