domenica 29 marzo 2009

poesie in forma di nota /2

è il momento in cui,
nella gente che ti sta intorno,
riconosci i futuri colleghi,*
(gente di cui non hai potuto che pensar male)
che ti spaventa:
immaginare cosa mai abbiano potuto scorgere in te e in loro
che vi ponga nella stessa specie, sotto un identico contratto
(CCNL, 3° livello delle telecomunicazioni, più buoni pasto)

anche se:
tra una settimana, quello con la faccia stupida
per te sarà l'unico che almeno non parla di pallone
e quello che ascolta con attenzione
quello “figo”**
in realtà è solo molto, molto, cortese,
(lo è già adesso, ma non te ne accorgerai così presto);
di quella che ti pare più bellina non ti sarai innamorato,
e quelle che ti sembrano brutte
finirai per etichettarle per le frasi sbagliate, e non per culi e nasi
[anch'essi sbagliati].
Se va bene, una di quelle normali ti renderai conto che è molto bella
ma tra due settimane almeno, e una ti sembrerà ogni volta più brutta:
ogni volta, ogni volta che la vedrai.
Solo che non riesci a convincerti: cambierai mai idea sul tizio
che sfoggia una cravatta arancio su una camicia scelta – non esiste la casualità, non in questo campo – dello stesso, identico, colore?


*il problema non è mai
il popolo alle prime selezioni:
è creato dal caso, dall'incompetenza e dal bisogno
(il tuo, ovviamente). È il secondo colloquio, o il primo
giorno di lavoro,
il problema.

**è quello con gli occhiali enormi
[da sole]
che per ora parla solo di automobili;
ma, a chiedergli, ha una sfiga con le femmine che lévati:
e dal momento che inizia a fidarsi
è l'unico che consideri
quasi un amico.

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