domenica 31 maggio 2009

Signore e signori, buonanotte.



Mentre mangiavo solitario e silente il mio piatto di riso e lenticchie domenicale, ho iniziato a guardarmi "Signore e Signori, buonanotte" (1976): questo finto servizio di Mastroianni per il tg3 (che all'epoca non esisteva), mi ha folgorato. Abbastanza da imparare a editare i filmati per farlo vedere anche a voi.
Vorrei dire che non è cambiato niente, ma temo che la situazione sia peggiorata: nel 76 pensavano che una scena così fosse paradossale, beati loro.

giovedì 28 maggio 2009

la Spuma! la Spuma!

questo video, a parte lo spregio alla coca cola, mi scatena crisi di nostalgia per Pisa, ovvero la mia seconda casa (Milano ancora siamo lontani, e forse non mi ci affezionerò mai così)

venerdì 22 maggio 2009

Grandi classici (quasi soltanto per me): Faust'O

Oggi è la giornata del signor Fausto Rossi, in arte Faust'O. E' il David Bowie de noartri, abbiatene rispetto. Vi metto una canzone scazzona, da "Suicidio" (1978) e una seria (più o meno) da "Poco Zucchero" (1979). C'è però l'imbarazzo della scelta, perchè i primi due album sono pieni di chicche (anche di checche, ma questa un'altra storia)





giovedì 21 maggio 2009

Settecervelli, ovvero: il Ritorno, oppure: "La riconquista della casa del Padre"

Succede che un amica di una cara amica attraverso l'altrimenti inutile feisbuk si interessi al mio fumetto jazz e privato, ovverossia Achab!, e che da lei l'interesse (a me del tutto incomprensibile, anche se io dei miei Achab! sono innamorato) si trasferisca ad un suo amico che da poco sta mettendo su una cosa che vuole ricordare le fanzine anni 80. E a me le fanzine piacevano tantissimo. Dunque: mi chiedono di fare qualcosa e allora ho deciso di scommettere sulla lunga vita della rivista\fanzine, sulla lunga vita della mia ispirazione e sulla lunga vita della loro sopportazione per me. Siccome non si butta via niente, ho rispolverato una cosa che avevo iniziato a scrivere perchè RR la disegnasse (tout se tient), ma il nicotinofilo non produsse mai nemmeno un bozzetto. L'ho un pò stravolta, e non sono sicuro di come andrà a finire: so per certo che mi serviranno qualche decina di tavole per arrivarci. Intanto: Settecervelli, capitolo primo.

E qui, CartaStraccia, ovvero il posto in cui è andato a finire (e che dovrebbe essere in distribuzione in Feltrinelli e altre librerie, in quel di Roma).

mercoledì 20 maggio 2009

Backside to the Future /9 (reload): di batteristi metallari e lavande gastriche

(Disclaimer: un’altra versione di tutto questo era apparsa qualche mese fa e l’ho cancellata. Ora la recupero perché voglio continuare con i Backside. Ho eliminato la parte più livida di quella versione, eliminato i nomi, tranne quello di Enrico, che aveva apprezzato la parte relativa a lui, di Pierfrancesco e di Sandro Penna - che non vedo da sedici anni e comunque non sono neanche sicuro si chiamasse così. Già dall‘inizio volevo che il centro della storia fosse la mia conversazione con T., e non intendevo raccontare i cazzi privati di W. e delle persone a lui collegate: ma ammetto che nel post poi eliminato non si capiva granchè, questa mia intenzione.)

Solo tre anni dopo non aver litigato, io e T. ci ritrovammo a parlare di quello che era successo. Prima avevamo fatto in modo che non accadesse. A me interessava, perché allontanarmi da qualcuno senza sapere neanche perché mi ha sempre dato noia. Più che l’allontanarmi stesso. Ma non era successo. Fu una conversazione lunga e surreale. Avevamo accompagnato Enrico alla stazione di Taranto, e si rimase soli soltanto sulla via del ritorno. Evitammo l’argomento fino quasi al momento del parcheggio. Poi non mi ricordo come fu: forse gli chiesi direttamente, forse lui mi disse che gli aveva fatto piacere riparlare con me e a me venne un po’ il nervoso. Comunque, quello che gli chiesi grossomodo fu: “com‘è che avete litigato con W. Mentre io ero all‘università e avete finito per non rivolgere la parola a ME?”
(Ma nella stessa situazione c’era Paco, c’era Enrico… Ma credo che davvero a loro sia importato poco, alla fin fine. Sono io, che ci rodo, su queste cose)

Tendo a pensare che la comitiva del Gabbiano sia passata attraverso due grandi crisi, e che solo alla fine della seconda sia morta. In realta', di crisi ce ne fu solo una, non due. Quella che poi (alcuni di noi, almeno) si convinsero fosse una continuazione dell'amicizia che avevamo da adolescenti era un'altra cosa: piu' adulta, piu' normale, non necessariamente peggiore. Ma diversa. Finimmo di essere un corpo unico.
Riesco a pensare alla comitiva del gabbiano come ad un soggetto collettivo, come un noi che puo' raccontare storie solo fino a un certo punto: poi ci sono i singoli, le storiacce, e alcune anche notevoli; ci sono l'amicizia e le risate e alcune delle piu' divertenti cazzate io e quegli altri si sia mai fatti tutti assieme. Ma la Comitiva del Gabbiano era morta. Io mi sono convinto che ci fosse ancora, ci ho sperato fino a quando poi le crisi sono state due e forse anche fino a quando non mi sono ritrovato io stesso fuori da quel gruppo di amici che non era mai esistito senza di me. Ma credo mi illudessi.

Sarebbe facile dire che quella prima crisi fosse dovuta alle femmine, finalmente e in massa presenti nelle nostre vite e serate, ma non ne sono sicuro.

Provo a mettere un po' d'ordine.
Gia' l'arrivo di W. nella comitiva era stato un evento particolare.
Prima di allora, ma l'avrete capito, eravamo una manica di sfigati. Gli intrallazzi si contavano sulle dita di una mano, e non erano neanche particolarmente esaltanti. Con il passar del tempo le cose andarono meglio, e se non diventammo tutto d'un tratto piu' fighi o belli, almeno capimmo come sfruttare meglio quello che avevamo, o quali nicchie di mercato ci restavano a disposizione. Ma all'inizio, e fino alla fine del mio quarto anno di superiori, se eri considerato figo di sicuro non facevi parte della comitiva.
Durante il secondo anno delle superiori, io ed Enrico. trovammo finalmente un nuovo batterista: un metallaro, questa volta. Quello prima di lui (ma suonavo con Alessandro, all'epoca) se ricordo bene si chiamava Sandro Penna e ci stupi' durante le prime prove chiedendoci di integrare il repertorio con "Dieci ragazze per me". Aveva la riga di lato, Sandro Penna, e a me e' sembrato per anni lo sfigato definitivo. Cosa che fa a pugni con la mia idea che i batteristi siano sempre i musicisti piu' fighi di tutti, ma li' era un dato di fatto incontrovertibile. Comunque, date le premesse, la nostra collaborazione musicale non ando' molto avanti.
Oltretutto il tizio che doveva suonare le tastiere con noi e Sandro Penna si ubriaco' assieme ai suoi compagni di classe e decise di bere una bottiglia di detersivo per i piatti per ovviare al suo senso di colpa. Solo dopo essere uscito dall'ospedale in cui la lavanda gastrica lo aveva risciacquato, ci comunico' che i suoi gli avevano proibito di continuare a suonare con noi. Oltretutto, fino ad allora almeno, eravamo una manica di astemi, e quella era palesemente un'ingiustizia: ma il tizio come tastierista faceva piu' che pena, e l'unica cosa che ci sarebbe mancata sarebbe stata la tastierina Casio che ogni tanto di portava dietro e che aveva ben quattro rumori da inserire in ogni canzone: battito di mani, partenza del razzo spaziale, tamburo sfondato e clacson.
Comunque: Pierfrancesco era un ragazzo normale, con i capelli lunghi, bei lineamenti, le magliette da metallaro, una tama doppia cassa e un garage in cui suonarla. Non aveva difetti, le femmine non se lo cagavano e noi per un po' ci suonammo assieme. Ci facemmo anche amicizia. Ci sono amico ancora adesso, di quell'amicizia parallela che si ha con gente a cui vuoi bene anche se la incontri per caso tre serate all'anno. Viveva a San Giorgio Jonico, che e' un paese ad otto km da Grottaglie: io, Enrico e la mia chitarra salivamo sul mio gigarino e andavamo da lui a suonare, e ogni volta era un avventura, perche', come chiunque abbia avuto un Si' ricorda, il faro del Si' e' dinamico (fa tanta piu' luce quanto piu' accelleri) e comunque non illumina piu' di quattro metri. Fare una delle strade statali piu' infami della storia (un mazzo di fiori ogni due alberi a bordo strada) in quelle condizioni era un'esperienza elettrizzante, e io ed Enrico ridevamo tutto il tempo, sparando cazzate su cazzate, e sono ancora convinto che questo sia il motivo per cui su quella statale non ci siamo morti. Non ho mai avuto un incidente mentre ridevo. Ero sempre serissimo.
Poi arrivo' l'estate, e ci perdemmo di vista. All'inizio dell'anno scolastico successivo, improvvisamente Pierfrancesco era diventato bbbueno. Le ragazze lo volevano. Si mise con una tizia notoriamente decerebrata ma bellissima. E poi la lascio', per mettersi con un'altra. E cosi' via. Rimanendo, nel frattempo, un ottimo batterista, una persona fica, un ragazzo gentile e in un certo qual modo timido. Cosa che e' tutt'ora, tra l'altro. Pero', a parte una breve frequentazione iniziale, Pierfrancesco non entro' mai a far parte della comitiva. Appena divento' fico, ne fu subito fuori. Mica per noi: a noi ci faceva comodo, perche' ogni volta che si fermava a parlare con noi una ventata di fica sconvolgeva le nostre serate. E mica per lui, perche' ci trattava e considerava amici: era proprio una differenza esistenziale.
La differenza tra lui e noi era che le femmine facevano parte della vita di Pierfrancesco mentre noi, anche quando avevamo la fidanzatina o l'intrallazzo o ci innamoravamo di una, le tenevamo ai bordi delle nostre vite e, a parte l'occasionale vanto di improbabili gesta amatorie, non ne parlavamo neanche con gli altri. (Eccezione, come ho detto, Aigor, che parlava esclusivamente di una femmina che non aveva).

Intorno ad una delle storie di W., la prima importante, probabilmente, morì la comitiva del Gabbiano.

(continua...)

lunedì 18 maggio 2009

scene PER un matrimonio





a grande richiesta, i disegni preparatori al matrimonio Mondini - De Biaso. (non mi vergogno più dell'uso smaccatamente privato di questo blog)

domenica 17 maggio 2009

Achab /13: il grande ritorno!


di questo achab! sono molto fiero: nell'ultima vignetta avevo perso prima la penna, poi il momentum e poi anche un pò di ispirazione. abbiate pazienza!

giovedì 14 maggio 2009

The Trash Note

Oggi era il mio giorno libero dal lavoro, e l'ho passato a casa in mutande a cercare di farmi passare un raffreddore e un mal di gola assurdo che aveva complicato le dieci ore di lavoro di mercoledì.
Quando uno è malato, si concede cose che altrimenti nemmeno si sognerebbe.
Io oggi mi sono dedicato al cinema brutto.
Due dei film che ho visto avevano a che fare con i fumetti. Due dei film avevano dei titoli, nella versione italiana, semplicemente da galera. 
Il primo è stato un esperimento: dato che mi sono incazzato così tanto quando mi sono imposto la versione cinematografica di V for Vendetta, e dato che mi sono ripromesso di non guardare mai, a nessun costo, il film tratto da Watchmen, e dato che mi sono appena procurato From Hell ma non l'ho ancora letto, mi sono detto: e se una volta mi guardassi il film prima di leggere il fumetto?
Allora: il film è brutto. Poco ritmo, nessun brivido, una bellissima protagonista e... basta. Ah, e in italiano, pare che la traduzione di From Hell sia "La vera storia di Jack lo Squartatore". Buffo. Non ho provato particolare odio per i registi. Dopo aver letto le prime trenta pagine del fumetto, so che quest'odio farò in tempo a recuperarlo. Chissà come si sente Alan Moore, quando la gente pensa che quella roba l'abbia scritta lui.
Il secondo film è invece un capolavoro. A suo modo. Andrebbe inserito nei programmi scolastici. Per insegnare come NON si fanno le cose. Il film in questione sapevo che sarebbe stato orribile, ma avevo bisogno di guardarlo coi miei occhi. 
Dragon Ball Evolution.
E' un incredibile esempio di film totalmente sbagliato: il cast, le scenografie, le scene di combattimento. L'ho guardato in tranche di tre minuti. Annoiandomi fortissimo. Da qualche parte in rete ho letto che la versione che gira piratata è tagliata e che quella originale dura due ore e mezzo: non riesco a capire come possa essere possibile: io in quell'ora e venti volevo morire. Comunque, tutto quello che salvava la prima serie di Dragon Ball, cioè i riferimenti al folklore giapponese e cinese, l'umorismo demenziale e infantile, l'accumularsi delle trovate, persino lo schema solito dei fumetti da maschio giapponesi (quello di sconfitta/allenamento/vittoria), bene: di essi non rimane niente. L'unico trait d'union sono i nomi dei personaggi. Goku è un adolescente cretino che vuole solo scopare, la dialettica è quella solita americana del contrasto tra la razionalità e l'istintività nell'uso dei propri poteri (che si risolve sempre con la maturazione dell'eroe che accetta quel che è e che finisce per usare i suoi poteri per mantenere lo status quo borghese**), il maestro Muten invece di essere eremita e maniaco allo stesso tempo sembra solo un disadattato scemo, Yamcha è un giapponese grezzo con le meches, Bulma una con i pantaloni di pelle (e basta, non viene caratterizzata più di così). Credo sia tra i film più brutti che io abbia mai visto.
Quello che pensavo sarebbe stato il film più brutto di sempre, l'americano "Full of it", tradotto con magnifico gusto in "14 anni vergine" non era poi così brutto: rispetto agli altri ha addirittura fatto salire il livello cinematografico della giornata (e ha un pregio: il soprannaturale che permea il film non viene mai spiegato, come se fosse un film giapponese: già la sola assenza del momento dello "spiegone" rende il tutto sopportabile).

Ah, e poi ho passato la giornata a leggere i primi 36 episodi di Death Note, chè è un manga bellissimo. 


**scusate, questa è colpa di Barthes.

martedì 12 maggio 2009

l'anno dell'ornitorinco



negli ultimi giorni sto tradendo la rana (mio animale totem) per disegnare decine di ornitorinchi (misti a mucche e animali del cortile, che sto cercando di disegnare per una roba laterale). sono indeciso tra l'ornitorinco stranito ma fondamentalmente buono e quello malvagio, uscitomi casualmente di penna: il problema è che è difficile da replicare.

lunedì 11 maggio 2009

Fotogenia Elettorale

Certi candidati al parlamento ornano il volantino elettorale di una loro immagine. Ciò significa attribuire alla fotografia un potere di conversione che va analizzato. Prima di tutto, l'effige del candidato stabilisce un legame personale fra questo e gli elettori: il candidato non dà a giudicare solo un programma, propone un clima fisico, un insieme di scelte quotidiane espresse in una morfologia, un modo di vestire, una posa. La fotografia tende in tal modo a ristabilire il fondo paternalistico delle elezioni, la loro natura "rappresentativa", sconvolta dalla proporzionale e dal predominio dei partiti (la destra sembra farne più uso della sinistra). Nella misura in cui la fotografia è ellissi del linguaggio e condensazione di tutta una "ineffabilità" sociale, essa costituisce un'arma anti-intellettuale, tende a schivare la "politica" (cioè un corpo di problemi e soluzioni) a vantaggio di un "modo di essere", di uno statuto socio-morale. [...]
La fotografia elettorale è quindi prima di tutto un riconoscimento di una profondità, di un irrazionale estensivo alla politica. Nella fotografia del candidato non troviamo trasfusi i suoi progetti, ma i suoi motivi di presa, tutte le circostanze familiari, mentali, anche erotiche, tutto quello stile di essere di cui egli costituisce insieme il prodotto, l'esempio e l'allettamento. E' manifesto che la maggior parte dei nostri candidati nella loro effige danno a leggere esclusivamente una posizione sociale, il comfort spettacolare delle norme familiari, giuridiche, religiose, la proprietà infusa dei beni borghesi, quali per esempio la messa della domenica, la xenofobia, la bistecca con le patate fritte e la comicità del cornuto, insomma quelle che si chiama un'ideologia.
[...]
(Volevo sottolineare alcune parti notevoli, ma poi mi è sembrata un'offesa alla vostra intelligenza. Tra l'altro, le foto di Berlusconi alla festa di Noemi, le originali, almeno, sono difficili da trovar  in rete: questo, a parte il fatto che in una di esse Berlusconi posa con un rettiliano esadattilo, mi fa propendere per la teoria del complotto)
(ah, qui sopra trattasi di Roland Barthes, "Miti d'oggi")

domenica 10 maggio 2009

Buon Appetito (di Dente)

Di tanto in tanto, la rete italiana (intendo: blogger e siti di musica-cazzeggio libero, quelli a leggere i quali uno si chiede come mai il PdL in Italia non abbia il 5% delle preferenze invece del 40) si convince che abbiamo una musica a parte Marco Carta, Nek e Tiziano Ferro. 
Sarebbe bellissimo, certo, ma le scoperte che propongono, le alternative, benchè meglio dei suddetti (e vorrei ben vedere) lasciano abbastanza l'amaro in bocca. 
Negli ultimi anni ricordo (perchè stavo di lato e mi chiedevo: "Ma veramente??") la sbronza collettiva per i Marlene Kuntz (che, dai, avranno forse fatto mezzo disco decente, una quindicina d'anni fa, "Il vile", e anche su questo ho dei dubbi), poi per i Baustelle (di cui mi riesce di farmi piacere un'unica canzone, ed è pure una ghost track), più di recente, brevissima, per gli Afterhours (ma è naufragata di fronte alla bruttezza della canzone presentata a Sanremo... no, perchè, a qualcuno è piaciuta??). 
Resistono, e forse sono persino giustificabili,gli innamoramenti collettivi per Le Luci della Centrale Elettrica e, negli ultimi tempi, per un certo Dente, alias "il cantautore romantico che piace a quelli un pochettino più sgamati". Delle Luci (che è poi un tizio solitario dal nome di Vasco Brondi) ho da dire che hanno troppo la passione per la frase perfettamente riuscita e da scrivere sul diario per piacermi fino in fondo (ma ogni tanto ci prendono, e nonostante le canzoni siano tutte perfettamente uguali, di tanto in tanto li riascolto persino con piacere, e se posso dire che vado a fare "La lotta armata al bar" in fondo lo devo a loro).
Dente, che è la passione attuale dei blogger italiani (di quelli che leggo io, per lo meno), ha fatto un disco carino e arioso (qualcuno lo paragona all'ultimo Battisti, e non è così sbagliato, anche se l'ultimo Battisti aveva - quando erano riusciti -  i meravigliosi testi di Panella a stimolare il riascolto), ma non ci vedo nè il salvatore della patria e neanche della canzone romantica.
Per dire, se devo ascoltare musica italiana romantica, o continuo ad ascoltarmi i Non Voglio che Clara, non fosse altro che perchè sono riusciti a fare due dischi in cui ci sono solo canzoni d'amore dicendo la parola amore e derivati (verbi, aggettivi, etc) in tutto due volte (e ambedue le volte usata per questioni di sesso, che un pò fa perdonare lo strappo alla regola).
Nel disco di Dente ("L'amore non è bello") però una canzone che mi piace c'è, e già che ci sono la metto qua, ché se uno si incuriosisce, gli compra un disco o va a un suo concerto, io sono parecchio contento. (Le altre, forse, sono meno acide, o meno dirette. Le migliori, a parte questa, mi sembrano quelle in cui Dente è proprio contento, chè l'innamorato felice gli riesce bene, e anche quello incazzato, ma quello un po' depresso insomma).


mercoledì 6 maggio 2009

Lettera aperta ai Compagni del Genio Propaganda

Cari Compagni della Propaganda,
nel congratularmi con voi per l'ottimo lavoro svolto, nondimeno non posso trattenere una riflessione: siete riusciti a sobillare la moglie del nemico e neanche uno dei milioni di elettori a lui non imparentati. Mi sembra un chiaro caso di misplacing delle risorse disponibili.
Auspicando una più lungimerante pianificazione, torno a complimentarmi per i risultati conseguiti.
Distinti saluti,

Daniele Esposito

domenica 3 maggio 2009

(il treno dei desideri, che nei pensieri all'incontrario va)



In questo weekend, dopo l'incredibile sbornia del primo maggio, rileggere The Authority (per ora sono alla saga in cui, dopo aver realizzato un colpo di stato e aver imposto una dittatura fascio-hippy sugli Stati Uniti, iniziano a litigare) ha avuto la meglio su quasi ogni altra attività.

(Nelle immagini, le prime quattro tavole dell'episodio diciassette. Mi fanno sempre piuttosto ridere.)
(Appena riesco a staccarmene, magari scrivo anche qualcosa di più compiuto)