domenica 26 settembre 2010

Recuperi: Howe Gelb - Confluence

Di solito chi fa rock fa uno, due, tre, magari quattro dischi buoni all'inizio e poi si perde, con occasionali riprese (sempre parziali, però)
Oppure (pochi casi) si reinventa ogni dieci anni e riparte con una nuova serie di capolavori (pochissimi: diciamo giusto Tom Waits e un paio d'altri)

Howe Gelb più che scrivere un unico capolavoro  ci si è scontrato dopo vent'anni che suonava e incideva dischi con i Giant Sand. Il disco dei Giant Sand coevo a questo "Confluence" (2001) si chiama "Chore of Enchantement" ed è il più bello della discografia sterminata e caotica dei vermoni del deserto, segno che in quell'anno a Howe Gelb le cose venivano bene in modo naturale. Il vero capolavoro però non è il disco dei Giant Sand ma questo suo solista, in cui predomina un'estetica dell'errore: l'occasionale stonatura, le plettrate e gli accordi imprecisi, le canzoni che si perdono un po' sono tutte caratteristiche che migliorano blues sghembi e rock scarnificati ed essenziali (3 sisters, Saint Conformity, Pontiac slipstream, ovvero le prime tre canzoni del disco, meravigliose tutte e tre); il disco ha anche spazio per  l'occasionale ballata surreale (Blue Marble Girl) e per ragazze fuori dal tour bus che canticchiano la canzone successiva in scaletta (Vex - Vex Tucson).
Da questo disco in poi a Howe Gelb fanno registrare qualsiasi cosa gli venga in mente, e lui ne sta perfino abusando: ma nessuna gli è venuta bella come questa.
Qui gli errori sono voluti, accolti e mai cancellati, assaporati e seguiti, gli si da lo spazio di approfondire, complicare e contraddire le linee melodiche delle canzoni e il loro ritmo; tutte le canzoni finiscono per avere difetti evidenti, e tutte insieme sono quasi perfette.

(Il video: non so come ciò sia possibile ma su internet non esiste un culto relativo a questo disco. Ciò mi sconvolge. Su Youtube c'è solo questa versione, completamente diversa da quella sul disco, di Saint Conformity: è bella comunque)

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