giovedì 1 dicembre 2011

A cosa servono gli amori infelici



Il protagonista è un uomo di 58 anni che è ricoverato in attesa di operarsi. Nel frattempo scrive lunghe lettere con le quali conosciamo eventi del suo passato. Ci sono due storie in cui lui si nega a due uomini, un parroco e un giovane al tempo poco più grande. Il protagonista ha lavorato per tutta la vita in un ufficio a scrivere pro-memoria, discorsi per il presidente di turno, infarciti di citazioni aforismi ( non al livello dello psicanalista di scuola livornese ), buoni per ogni occasione. Si dice nel testo che sappiamo tutto degli amanti infelici, ma pochissimo degli amati infelici. Si ribaltano un po’ le cose, e si prova a dire che “alla fine l’innamorato guarisce, ma sa di aver perduto qualcosa. Un po’ del suo slancio e della sua generosità. Anche chi è stato amato ha perduto tesori a sua disposizione di cui forse non ha mai saputo nulla, destinati a scomparire appena l’altro è disintossicato. Quella volta, ci siamo impoveriti entrambi, amico mio”. Chissà, il protagonista è uno che non rifugge dalla passione, relegandola però a faccende da bassi istinti, da “piano di sotto” come gli rimprovera l’amico, il “piano di sopra” è per l’arte, la musica, oppure per fuggire da possibili umiliazioni, per non sentirsi rifiutati. “Sai capire i libri, ma non sai leggere i sentimenti delle persone, neanche quando ti riguardano”.

Gilberto Severini ha scritto diversi libri, di lui ho letto anche “Il praticante”, e insomma mi piace come scrive.

Il titolo può essere una domanda o un'affermazione, non so, metto una traccia per i curiosi ( occhio però perché è una scena finale, SPOILER )

Il commento sonoro:

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