sabato 3 marzo 2012

C'ERA UNA VOLTA...




LA FONTANA DELLA VERGINE - SVE 1960, 89'. Regia di Ingmar Bergman.
Le prime due cose che mi sono venute in mente appena ho cominciato a vederlo sono state che a quei tempi la vita facesse abbastanza schifo e però ci si meravigliava più spesso. Cioè, qualche giorno fa ho sentito una notizia che diceva che era stato sviluppato un transistor utilizzando un solo atomo. Avete capito? Quando giocavo con gli amichetti da piccolissimo si passavano giornate intere a discutere se fosse più potente la bomba atomica o il missile nucleare e oggi neanche mezza parola sul transistor. Io non viaggio con i taxi, chissà se almeno loro stanno diffondendo il verbo. Ma andiamo oltre. Il motivo per cui ho visto questo film è che in una recensione del film I Spit on Your Grave veniva nominato come antecedente e precursore del genere Rape&Revenge. Quello che non immaginavo è che non solo la storia ma anche lo stile di regia ed alcuni particolari sono stati presi ad esempio, e infatti il film di Zeir Merchi, mi riferisco a I Spit On Your Grave, è quello che nella prima parte si distacca dal filone in voga nei '70, per lasciare solo una testimonianza, potente e terribile. Ne riparlo più avanti. Torniamo al film di Bergman, bellissimo, che racconta la vicenda di uno stupro nei boschi in un lontano medioevo. Storie di questo genere hanno sempre fatto parte di leggende e miti, ogni volta mi stupisco, ma vale sempre l'adagio "niente di nuovo sotto al sole". Una famiglia molto ricca, la cui figlia vergine deve recare doni nella chiesa lontana, dei contadini a dare una mano, e una serva incinta ormai da qualche mese ( anche lei violentata ), che prega Odino, e inizialmente non ci avevo fatto caso. Un giorno la figlia deve partire per il solito omaggio ( qui c'è una scena per me comica, nel senso che la sera prima la giovane aveva ballato con alcuni uomini, e la madre severa vuole sapere ogni dettaglio, e poi il giorno dopo prima di partire a cavallo le offre una ciotola di birra, a stomaco vuoto. Vabbe' ) e chiede di portare con sé la serva. Sarà vittima ( stuprata e uccisa ) di tre pastori, che poi andranno a chiedere ospitalità proprio ai genitori di lei. Il film è permeato di preghiere, nonostante poi al regista interessavano la violenza e la vendetta, ma le parti più riuscite sono quelle d'azione, lasciate vivere quasi nel silenzio, che lasciano ammutoliti.

Questa recensione si interrompe più o meno, perché in qualche modo vorrei parlare più a fondo di I Spit On Your Grave, ma in realtà è un film che sconsiglio di vedere ( il titolo originale era Day of The Woman, in Italia tradotto Non Violentate Jennifer, c'è poi un remake di un paio d'anni fa ), nonostante e proprio per il suo forte impatto, e per lo squallore. Ma se nel film di Bergman c'è la possibilità di ricostruire un mondo, con le sue usanze, e dei personaggi, nel film di Merchi, America anni '60 o 70', ci sono posti sperduti nelle campagne in cui ci si ferma solo a far benzina. E dalle storiacce dei tempi antichi finite nella "letteratura bassa" smerciata dagli editori ambulanti ( come ho appreso leggendo "La Cultura Degli Europei" Donald Sassoon ), si è arrivati ai film detti d'exploitation e più in generale dell'orrore.



Infine un link al sito zero violenza donne

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