domenica 15 luglio 2012

PRESI ALLA POLVERE ( again )


Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del cazzeggio. Si scherza eh ( è un modo infantile per tenere a bada il senso di colpa della mia nullafacenza, della mia improduttività. Mi salvo solo per gli spiccioli che inietto nell'economia, che altrimenti i miei avidi genitori terrebbero sotto il materasso; sarebbe ora di cambiare pure quello, spilorci! ). Sia mai che dopo devastazione e saccheggio s'inventino pure dileggio manifesto. A pag. 32 si legge: "Hai degli amici che ti vogliono davvero bene e che parlano il linguaggio della coscienza. Da un po' di tempo a questa parte fai di tutto per evitarli. La tua anima è nelle stesse pietose condizioni del tuo appartamento, e non vuoi invitare nessuno a entrare prima di aver dato una bella ripulita". Poi si procede con fasi divertenti e a volte fiacche, fino a che verso pagina 84 non compare una nuova lei, con un libro di Spinoza in mano.

Poi la sorpresa a pag. 140: "Quella sincerità era contagiosa. Avevi cominciato dal principio, da quando eri piccolo. Avevi cercato di raccontarle, come meglio potevi, chi eri, cosa si provava a essere te. Avevi descritto quella sensazione di essere fuori posto, di vedersi sempre dal di fuori, di guardarsi vivere nel mondo pur vivendo nel mondo, di non sapere se anche gli altri si sentissero così".

Chissà come è nella versione originale, essere fuori posto, e chissà quante volte è stata usata questa espressione. Comunque nel libro c'è un vago accenno ai problemi della coscienza, la tipa col libro di Spinoza in mano parla dell'articolo di Nagel "cosa si prova a essere un pipistrello?" e per buona parte del libro c'è questo tema del mettersi nei panni degli altri. E in definitiva, scartando le strisce di coca, le scenette comiche e il senso generale di vacuità, m'è parso un libro sull'empatia. Cioè, non proprio, ma è un tono che mi è piaciuto trovarci.


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